D’Annunzio, Braccio di Ferro e Bergonzoni

La VI edizione di Tener-a-mente ha avuto un prologo cinematografico: venerdì 24 giugno il Festival ha ospitato “URGE – il film” di e con Alessandro Bergonzoni.

La proiezione è avvenuta nell’auditorium del Vittoriale degli Italiani, tappa irrinunciabile nella visita al museo in quanto spazio in cui è esposto – sospeso, non senza gran gusto scenografico, sotto l’alta cupola – lo SVA originale con cui Gabriele d’Annunzio compì il celebre volo su Vienna.

Nell’aprile 2016 Enrico Ruggeri ha contribuito a diffonderne la conoscenza presso le anime pop, ambientandovi buona parte del video del suo singolo dedicato al Vate – Il volo su Vienna, appunto.

Ma pochi sanno che questa grande sala nacque per volontà di d’Annunzio come cinema privato, uno dei primi casi nell’Italia degli anni ’30.

Io ho costruito – nella nuova casa che sotto il nome di Schifamondo si distingue dal Vittoriale – una vasta sala del cinematografo, attratto da certe possibilità espressive di quella che in sul principio mi piacque chiamare “arte muta”, scrive il Vate, che amava profondamente il cinema, di cui intuì tutta la potenza creativa e comunicativa. Penso che nei trucchi sia la potenza vera e inimitabile del Cine: tecnicamente non pone limite alla rappresentazione del prodigio e del sogno.

Il Vittoriale custodisce ancora oggi le pizze delle pellicole originali che d’Annunzio proiettava nel suo cinema personale. E negli archivi della Fondazione si possono consultare i programmi di sala delle proiezioni organizzate dal Vate per sé e per i propri ospiti tra il 1936 e il 1938. Si scopre così che tra i titoli più amati dal poeta, accanto a grandi classici come Scipione l’africano o La ragazza di Boemia con Stanlio e Ollio, c’erano i cartoni animati: Il canguro boxeur, Cuccioli in festa, Gatto pazzo al Polo Nord e Braccio di Ferro Rigattiere.

Ed è proprio con l’episodio del 1935 che il pubblico di Tener-a-mente è stato accolto a casa del Vate, venerdì 24 giugno: perché, prima di Alessandro Bergonzoni, potesse godersi quell’esplosione di elegantissima, creativa comicità che – recitano i programmi di sala del Vittoriale – il Vate gustò proprio lì, pochi giorni prima di morire, il 16 febbraio del 1938