Damien Rice sopra il frastuono del mondo

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Come… come alone, come with fear, come with love, come however you are, just come
(da Trusty and true )

Damien Rice scrive e canta canzoni da quando era un adolescente.
Il suo primo album da solista, O (2002), appare ancora oggi sorprendentemente maturo: un arazzo emotivo intessuto di fili di folk, rock, jazz, musica da camera, tutti legati insieme dalla voce evocativa di Rice. Nella stessa canzone è pronto a colpire chi lo ascolta: può variare da un sussurro sommesso e lontano a un urlo potente e incisivo.

Rice (1973) è nato a Dublino ed è cresciuto a Celbridge, nella contea di Kildare.
Nel 2000, dopo avere viaggiato molto (compreso un lungo soggiorno in Toscana ) è rientrato a casa e ha iniziato a suonare e registrare con la sua prima band, i Juniper. Ma questa soluzione gli stava stretta.
La via di fuga l’ha trovata mandando una demo con la canzone The Blower’s Daughter a suo cugino, David Arnold, produttore e compositore (per film come Stargate, Independence Day, Amazing Grace), che ha subito riconosciuto il suo talento. Una canzone-manifesto che è divenuta un cult a partire dal verso: Can’t take my eyes of of you.
Ottenuta la possibilità di incidere un album, Rice ha passato oltre un anno a suonare e mixare nella propria camera le canzoni che sono finite in O. Contro ogni pronostico il disco è diventato un buon successo in Europa e ha rapidamente guadagnato fan negli Stati Uniti.

Damien Rice non vuole cristallizzare la sua musica in definizioni di comodo: «Non penso tocchi a me descrivere le mie canzoni. Vedo che c’è chi mi accosta a Nick Drake o Jeff Buckley. Sono opinioni, tutte rispettabili. Per la mia formazione sono stati fondamentali Leonard Cohen e Nina Simone».

Dopo O ha pubblicato solo due album da studio: 9 (2006) e My Favourite Faded Fantasy (2014), ai quali bisogna aggiungere due live e una raccolta. I due dischi confermano la forza e la semplicità del cantautore irlandese, ballate piano e voce, ispirati pezzi acustici, sconfinamenti in territori più elettrici… Tutto concorre a formare una poetica che sceglie di astrarsi dal caos del mondo per raccontare semplici storie di vita. I suoi live sono esperienze uniche per la capacità di instaurare un legame con il pubblico, per l’empatia che riesce a trasmettere: «C’è qualcosa di magico nella musica e nel semplice fatto che è una vibrazione dell’aria. È un magico mistero il fatto che se fai vibrare l’aria in un certo modo, il pubblico è felice, partecipa, entra nel tuo mondo». Sul palco è magnetismo che (de)canta l’essenziale della vita e il desiderio di cambiare il destino: il concerto come viaggio iniziatico, che stordisce per intensità e tenerezza.