Dean Lewis e la melodia dei sentimenti

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And my friend said
“I know you love her, but it’s over, mate
It doesn’t matter, put the phone away
It’s never easy to walk away, let her go
It’ll be alright
(da Be Alright)

I giornali inglesi, che amano le scorciatoie, lo hanno definito l’Harry Styles australiano.
Dean Lewis (nato nel 1987 a Sydney) è un cantautore che esplora i sentimenti, si interroga sulle dinamiche amorose, cerca le parole per dare corpo ai sogni e al destino.

Ora sta affrontando un lungo tour mondiale che, dopo le tappe europee, si concluderà con oltre trenta date (fra settembre e novembre) negli Stati Uniti. La scaletta dei concerti si basa principalmente su due album: A Place We Knew (2018) e The Hardest Love (2022). Il live si chiude quasi sempre con Waves (il singolo che l’ha reso celebre nel 2016); intorno ci sono una ventina di canzoni, compresa la cover di Yellow dei Coldplay e Be Alright, il suo singolo-marchio di fabbrica che ha avuto oltre 3,6 miliardi di streaming. Tracce che nutrono serate piene di storie sincere e crude emozioni.

La sua poetica appare come una sorta di educazione sentimentale che prende spunto dalla vita vera: «sono sempre stato in grado di trovare idee, spunti. La cosa su cui ho dovuto lavorare di più è creare testi e trasformarli in una storia perché una melodia non è niente se non c’è una storia. Una storia può essere anche molto semplice, come sono molte delle mie canzoni dove descrivo, rileggo momenti, snodi, esperienze che mi sono capitate o hanno impattato la vita dei mie amici».

I suoi riferimenti sono assai variegati, come musicista è cresciuto ascoltando gli Oasis, Verve, Bruce Springsteen e Eminem («ho sempre cercato una strada per portare nel mondo dei cantautori melodie quasi freestyle, Be Alright ne è un esempio»).
In concerto le sue ballate per chitarra e pianoforte suonano molto convincenti e oneste, grazie anche alla muscolosa band che lo accompagna.

Con la musica ama esplorare la forza dei ricordi, l’incertezza dei sentimenti, la potenza dell’innamoramento (“I’ve been chasin’ all my dreams/But avoidin’ all my fears/And I met a girl, but she got too close/So I said goodbye afferma in Into the Breeze”). Affronta la difficoltà di tenere in piedi una relazione a distanza (All For You), ma non dimentica la fragilità della vita. Basta ascoltare How Do I Say Goodbye per rendersene conto: una canzone che è una delle poche che non gioca su un tema centrale romantico, ma si concentra piuttosto sulle relazioni genitori-figli. Sulla malattia (reale) di suo padre.

It doesn’t matter, put the phone away
It’s never easy to walk away, let her go
It’ll be alright
(Da Be Alright)