Nils Frahm: il concerto come esperienza totalizzante

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Ha suonato alla Sydney Opera House, alla Funkhaus di Berlino, alla Disney Hall di Los Angeles e i luoghi dove si esibisce influenzano l’andamento del live. Basta vedere il film- concerto Tripping With Nils Frahm (2020), diretto da Benoit Toulemonde e prodotto da Brad Pitt, con una febbrile macchina a mano che restituisce il mood dell’evento, per rendersene conto. Frahm ne è consapevole, anzi lo rivendica: «ogni mio concerto è il risultato dell’interazione con il luogo e con gli spettatori che supportano il mio lavoro, rispondono alle mie sollecitazioni… ».
Che cosa accadrà in una location suggestiva come l’anfiteatro del Vittoriale?

Ha il senso della messa in scena, ama confrontarsi con il cinema: ha scritto la colonna sonora di Victoria (2015) di Sebastian Schipper e di Manifesto (2015), film-installazione di Julian Rosefeld che schiera una fenomenale Cate Blanchett impegnata a interpretare un personaggio maschile e undici femminili che raccontano undici manifesti artistici del Novecento.

I suoi concerti sono esperienze totalizzanti, Der Spiegel illustra così l’impatto sugli spettatori: «Frahm ha una straordinaria capacità di integrare qualsiasi stato d’animo in cui ti trovi con qualunque suono scelga di produrre in quel momento».

Da dove viene la musica di Nils Frahm? Pianista neoclassico, esploratore ambient, giocoliere dell’improvvisazione, frequentatore dell’elettronica, sicuramente ha debiti verso Max Richter, Ólafur Arnalds e quella scuola di compositori postmoderni che si impegnano a creare tensione emotiva, a lasciarla irrisolta, a farla crescere. Autori che sembrano rincorrere una incontrollabile euforia prima di proiettarsi nel cielo notturno.

Nils sul palco combina piano e sintetizzatore per costruire incredibili ondate di suoni contemplativi. I brani grandi, lunghi e nobili sono ipnotici perché si dissipano in un istante, svaniscono in allestimenti che c’è chi ha definito steampunk. Come autore ama le sfide. Si prenda il suo ultimo lavoro, Music for Animals (2022), 187 minuti dove il compositore evita la sua fidata tavolozza di tasti e pianoforte optando per un’armonica di vetro, che è quasi onnipresente. Le dieci tracce si propongono con un andamento meditativo, creando un momento coinvolgente, con Frahm che nelle interviste invita gli ascoltatori a entrare e uscire a loro piacimento dall’esperienza.

Se amate l’intensità, gli spazi da riempire di un ritmo sussurrato, una sconfinata creatività, non mancate la notte che Tener-a-mente dedica a Nils Frahm (unica data italiana di un tour trionfale). Senza mettere etichette: «Non ho mai voluto finire in un genere, per anni mi hanno confinato per comodità nel post-classico o neo-classico. Ma il mio programma è sempre stato fare musica per quante sono le orecchie e le anime pronte a riceverla. Ogni brano cambia drasticamente nella mente e nel corpo dei diversi ascoltatori».