Hozier e l’Inferno di Dante

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You know the distance never made a difference to me
I swam a lake of fire, I’d have walked across the floor of any sea
Ignored the vastness between all that can be seen
And all that we believe
So I thought you were like an angel to me
(da Unknown / Nth)

 

 

All’Anfiteatro del Vittoriale arriva Hozier.
Special guest della serata è Victoria Canal, cantautrice ispano americana, sua la canzone Swan Song, molto amata da Chris Martin.

Si tratta di un’occasione irrinunciabile, anche perché si potranno iniziare a conoscere le canzoni del nuovo album, Unreal Unearth, in uscita il 18 agosto («questo è il primo lavoro in cui ho coinvolto dei collaboratori nel processo di creazione delle canzoni. Per Hozier e Wasteland Baby avevo fatto tutto da solo»). Composto da 16 tracce, il disco è stato prodotto da Hozier insieme a co-produttori di grande livello come Bekon, Jennifer Decilveo, Jeff Gitelman.

L’album è stato scritto in piena pandemia; per Hozier «il disco può essere preso come una raccolta di canzoni, ma anche come un viaggio. Perché penso che abbiamo intrapreso un piccolo viaggio negli ultimi due anni. Tutti abbiamo subito un cambiamento, qualcosa nella vita, qualcosa nel lavoro… Inizia come una discesa e le canzoni, in base ai vari temi, si possono suddividere in nove cerchi. La fonte di ispirazione sono i nove cerchi dell’Inferno di Dante».
Nei brani ci sono chiari riferimenti al Terzo cerchio, quello dei golosi, e al Sesto, quello degli Eretici.

Molto variegati i suoni e lo stile, le influenze presenti nel disco che spaziano dal folk al rock e al blues, al soul, con virate verso la musica pop.
Per ora i pezzi presenti nelle scalette dei live sono sempre 2 o 3, con una predilezione per All Things End, Eat Your Young e Francesca.
Il tour è trionfale: negli Stati Uniti ha fatto 11 date tutte sold-out e da mesi non si trova un biglietto per le date di giugno e luglio in Scozia, Irlanda, Inghilterra, Germania, Francia, né per quella, unica in Italia, del Vittoriale.

A settembre sono 10 anni che Take Me to Church è diventata un successo e il ventenne Hozier si è rivelato al mondo. La canzone denuncia l’omofobia imperante in Russia ed è appoggiata a un aspro videoclip in bianco e nero, dove due ragazzi tentano di sfuggire (inutilmente) alla caccia di un gruppo di neo-nazisti. Raffinato il testo con citazioni del poema Chorus Sacerdotum del 1554, del drammaturgo elisabettiano Fulke Greville: «I was born sick, but I love it. Command me to be well». Stupefacente che Take Me to Church abbia superato i 2 miliardi di visualizzazioni.