La Luce di Fiorella Mannoia e Danilo Rea fra jazz e canzone d’autore

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Un palco nudo.
Un pianoforte circondato da un cerchio di evocative candele.
Così stanno girando l’Italia Fiorella Mannoia e Danilo Rea.

Per 30 anni hanno accarezzato l’idea di fare un tour insieme.
Si erano conosciuti perché Rea era stato chiamato a sostituire un pianista per alcuni concerti. Da allora una bella amicizia, alcune ospitate reciproche ai live. Come ha ricordato recentemente Fiorella Mannoia su Repubblica: «Qualche volta mi ha chiamata a cantare, in alcune occasioni ero io ospite delle sue serate, ci siamo resi conto che quando eravamo insieme succedeva qualcosa, la gente era estasiata e allora abbiamo detto: facciamolo sul serio, solo noi due. Ci divertiamo un sacco, considerando che poi c’è l’aspetto umano, fondamentale, siamo due persone tranquille, non abbiamo stranezze».

Un incontro tra generi diversi. La dimostrazione che il pop e il jazz possono coesistere.
Un senso della melodia, molto italiano, ha da sempre caratterizzato il pianismo di Danilo Rea, sia in solo che con i Doctor 3 (con Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra, nel cui repertorio sono frequenti medley che combinano brani jazz, pop e rock) e nella lunga collaborazione con il mondo della canzone di Gino Paoli (e di Mina, in sala di incisione). Rea lo si può considerare il capofila di un rapporto con le voci del cantautorato italiano che si è intensificato, ha raggiunto un livello qualitativo elevato e differente da quello del passato, con progetti comuni, come testimonia il tour con la Mannoia. Fiorella ha sempre evidenziato che Danilo Rea non ha avuto nessuna spocchia nell’approcciare la canzone e il pop.

In scaletta (che potrà cambiare da un live all’altro) le canzoni che hanno accompagnato la vita degli italiani. Da La donna cannone a Messico e nuvole, da Siamo ancora qui a Sally, passando per La cura, Come si cambia, E penso a te. Fra i bis non manca mai il brano con cui Mannoia raggiunse la celebrità a Sanremo del 1981, quel Caffè nero bollente che una volta ha definito come «una vecchia foto della gioventù a cui guardiamo con tenerezza».
La canzone del cuore per entrambi, e l’alchimia è anche questa, è Margherita di Riccardo Cocciante. «La cantai in tv a Premiatissima. Era un momento di svolta per me – ha confessato Fiorella Mannoia alla presentazione del tourarrivarono attestati di stima e da lì posso dire che partì un po’ tutto». Margherita segnò l’iniziò anche per Rea, all’epoca giovane pianista appena uscito dal conservatorio e ingaggiato per un tour con Cocciante e Rino Gaetano: «Mi ritrovai dai piccoli locali jazz a suonare davanti quattromila persone. Fu un’esperienza unica e formativa».