Gary Clark Jr. + Christone “Kingfish” Ingram per vivere una notte blues, muscolosa, feroce, black…

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«Ho esordito a quattordici anni con una lunga jam session in cui suonammo solo due canzoni: Pride and Joy di Steve Ray Vaughn e T-Bone Shuffle di T-Bone Walker. Dalle mie parti sono sempre passati tutti i grandi del blues. Era consuetudine per noi sapere che in serata poteva esserci da qualche parte a suonare gente come R.L. Burnside, T-Model Ford e tanti altri. Ad Austin c’è sempre stata della buona musica e continua a girarti intorno, di conseguenza la porti sempre con te». Bastano queste parole per definire il percorso di Gary Clark Jr. (Austin, 1984), un profeta della chitarra blues che è riuscito a ricevere una manciata di nomination Grammy in tre generi diversi (rock, blues e R&B), e in qualche occasione ha pure vinto. Ha pubblicato sei notevoli album da studio: l’ultimo JPEG RAW, è uscito da pochi mesi (il titolo è l’acronimo di Jealousy, Pride Envy, Greed… Rules, Alter Ego, Worlds… parole che indicano l’ampiezza della visione del musicista), mentre This Land è il più politico e anti-trumpiano. Il blues è il porto sicuro dove rifugiarsi, ma le puntate nei territori del rock, del funk e del soul sono puntuali, come le digressioni nel jazz (anche George Benson è spesso citato). L’enorme talento di Gary trova nel concerto il suo naturale sbocco, basta ascoltare Gary Clark Jr. Live e Live North America 2016 per rendersene conto. La parte statunitense del tour ha proposto scalette incentrate sull’ultimo lavoro, 7 o 8 canzoni, con in primo piano una perla come What About The Children, scritta con Stevie Wonder. Spill ha sottolineato la continua evoluzione live di Gary Clark Jr., il fatto il suo virtuosismo come chitarrista e cantante viene proposto in combinazione con l’uso di sorprendenti assoli estesi e (apparentemente) improvvisati. 

Ad aprire la notte di Tener-a-mente sarà Christone “Kingfish” Ingram, già fenomeno su youtube da adolescente, che a cinque anni dal suo debutto discografico può essere considerato una certezza della scena blues americana. Se 662 (titolo che viene dal codice postale della casa della sua infanzia) lo ha rivelato al mondo, il suo ultimo album, Live in London, celebra una dimensione in cui Kingfish è certamente a suo agio e brilla senza alcuna riserva, permettendogli di esprimersi sia attraverso l’incredibile espressività della chitarra che con una voce che non ha incertezze. Viene da Clarksdale, Mississippi e i Rolling Stone lo hanno scelto per aprire il concerto ad Hide Park nel 2022. Nel suo suono, servito da una prodigiosa tecnica, ci trovate riferimenti al Texas shuffle di Freddie King, al soul di Memphis, a grandi come Buddy Guy, Steve Miller, Jason Isbell,  Little Milton. Negli ultimi anni ha condiviso il palco con la crema del blues (e non solo), qualche nome: Tedeschi Trucks Band, Samantha Fish, Bob Margolin, Eric Gales, Mr. Sipp, Rick Derringer, Guitar Shorty…