La sublime (apparente) svagatezza di Colapesce Dimartino

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Se ti può permettere di debuttare al cinema con un film come La primavera della mia vita di Zavvo Nicolosi (regista di tutti i videoclip di Colapesce Dimartino), a metà strada fra un Rodari in acido e Ciprì e Maresco, vuol dire che hai le idee estremamente chiare sul percorso artistico che intendi seguire. Per inciso le sequenze migliori del film sono quelle dove la  musica è presente, dove si esalta l’abbinamento fra pop ricercato e immagini raffinate e cerebrali. Alla felice resa dell’operazione contribuiscono i  fenomenali testi dei due musicisti sempre in bilico fra sarcasmo, candore, cinismo, intelligenza. Colapesce Dimartino vanno conosciuti in concerto perché è la dimensione ideale per sondare la loro versatilità stilistica (cantautorato, pop, indie e numi tutelari come Ivan Graziani, Battiato…) e un mondo che racconta storie imprigionate nello scarto fra amori problematici, ideali ambizioni e pratici fallimenti: « Ma io lavoro/ Per non stare con te/ Preferisco il rumore dei cantieri infiniti/ A quello del mare/ Ma che mare, ma che mare/ Come stronzi galleggiare/ Per non sentire il peso delle aspettative/ Vado via senza te/ Mi tuffo nell’immensità del blu/ Splash». Il 7 giugno è uscito il nuovo singolo Innamorarsi perdutamente non è mai un affare, annunciato da una divertente campagna pubblicitaria incentrata su manifesti-cruciverba apparsi in molte città. Si tratta di un ironico brano per l’estate che annuncia « belle minchiate e canzoni già usate» e che ritroveremo nel loro tour Lux Eterna Beach Estate 2024.  Una ventina di canzoni per una scaletta che ripercorre tutta la loro discografia (Musica leggerissima, La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo, Sesso e architettura, Ragazzo di destra, Majorana). A Billboard Dimartino ha raccontato qual è il loro percorso: « in un album come Lux Eterna Beach ci sono tante idee che abbiamo racimolato in questi anni e tante melodie. Ci auguriamo per tutte le canzoni che scriviamo che durino più di noi. Direi che forse lo sperano tutti gli autori. E poi arriva in un momento cruciale: sia perché abbiamo ormai entrambi 40 anni e sia perché in questo momento la canzone ha bisogno di dire delle cose. Noi siamo convinti di averlo fatto».