Quando Keanu Reeves suona il basso…

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C’è una scena in Point Break di Kathryn Bigelow nella quale Patrick Swayze si rivolge a Keanu Reeves e gli dice: «Little hand says it’s time to rock and roll». Lo ha preso in parola, visto che l’impegno con i DOGSTAR è diventata una cosa seria al punto da prevedere un tour mondiale.

Il nome del gruppo viene addirittura da Sexus di Henry Miller: «I had long ceased to be interested in her contortions; except for the part of me that was in her I was as cool as a cucumber and remote as the Dog Star».

La band degli attori sembrava un gioco: Bret Domrose ha partecipato ad alcuni film e ha lavorato alla colonna sonora di molti tv movie; Robert Mailhouse è un veterano delle serie (fra le altre NCIS, Bones, CSI e la soap Days of Our Lives); Keanu Reeves è Keanu Reeves.
Dicevano tutti di suonare per puro divertimento, poi alla fine del 1995  sono stati chiamati ad aprire i concerti di David Bowie a Los Angeles e sono finiti in tournée in Nuova Zelanda e Australia con Jon Bon Jovi. E le cose sono cambiate.
Poi la decisione di fermarsi nel 2002.
Vent’anni dopo ricominciano. Anche se non pubblicavano un disco da oltre due decenni –  oppure quattro film di John Wick fa – Keanu Reeves ha confessato che rivoleva la band: «mi è mancato suonare insieme, scrivere insieme, fare spettacoli. È uno spazio che amo che ho cercato di proteggere. Una volta che abbiamo iniziato a suonare, e ci siamo sentiti bene, davvero positivi e creativi, è stato allora che abbiamo pensato, Okay, facciamolo accadere».

Su Time il suono dei DOGSTAR lo inquadrano così: «Dà l’impressione di essere un gruppo degli anni Settanta che si è perso negli anni Novanta, e ha trovato la via imboccando la strada di un grunge light».

L’asse portante dei concerti è rappresentata dall’album Somewhere Between The Power Lines And Palm Trees, uscito nel 2023 e presentato così dal frontman Bret Domrose: «Alla base del lavoro ci sono una serie di lunghe jam session che abbiamo tenuto in piena pandemia, ci muovevano le giuste ragioni e ci abbiamo messo il cuore».
Risultato: nel giro di due mesi e mezzo avevano scritto più canzoni di quelle necessarie per completare un disco.

I concerti propongono una ventina di canzoni e non mancano mai le cover, spesso sono dei Cure (Just Like Heaven) e dei Ramones (I Wanna Be Sedated).
Come sempre Keanu Reeves non è al centro del palco, se ne sta defilato sulla destra, il viso coperto dai lunghi capelli, suona tranquillamente il basso, con lo sguardo fisso ai suoi piedi. Bret Domrose ha raccontato divertito che è tutto il tour che vede l’orecchio sinistro degli spettatori perché tutti sono girati verso Keanu. Cose che possono capitare se suoni con Neo, appena arrivato da
Matrix