Herbie Hancock: 10 cose che (forse) non sapete

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70 anni di musica. Il bambino prodigio che suonava Mozart e Bach è divenuto un pianista e compositore che ha segnato la storia del jazz. Ha collaborato ai massimi livelli con Miles Davis, impresso una svolta al linguaggio pianistico, segnato lo sviluppo del jazz elettrico, sperimentato tecnologie, celebrato il ritorno al jazz acustico-modale, scritto colonne sonore – da Blow Up di Michelangelo Antonioni a Round Midnight di Bertrand Tavernier (che gli ha fatto vincere l’Oscar nel 1987).

«Tutti noi siamo istintivamente portati a imboccare la strada più sicura, a scegliere le soluzioni già sperimentate invece di assumere dei rischi, ma questa è l’antitesi del jazz, che per sua natura si fonda sul qui e ora. Jazz significa essere dentro il momento, in ogni momento. Significa fidarti della tua capacità di reagire al volo. Se ci riesci non smetterai mai di esplorare e imparare, nella musica come nella vita. Ho avuto la fortuna di impararlo non solo suonando con Miles, ma anche nei successivi decenni di vita musicale. E imparo ancora oggi, ogni singolo giorno. Ѐ un privilegio di cui mai avrei immaginato di godere quando, a sei anni, inizia a strimpellare il pianoforte del mio amico Levster Corley».
Da Possibilities – L’autobiografia di Herbie Hancock (minimum fax)

 

1) Herbie Hancock (1940) ha esordito per la Blue Note (con Donald Byrd) già nel 1961 e, nel 1965, in pieno ingaggio con Miles Davis, era già considerato un fenomeno. I suoi primi dischi Takin’ Off (esordio solistico), My Point of View e Inventions and Dimensions mostrano maturità e rifinitura eccezionali per un poco più che ventenne. II talento di compositore di Hancock appare evidente in Watermelon Man, sul disco d’esordio, con l’assolo sontuoso di Freddie Hubbard e l’irresistibile groove gospel.

2) Nel maggio del 1963 Miles Davis inizia la registrazione di Seven Steps to Heaven; dalla seconda sessione arrivano Herbie Hancock (23 anni) e il batterista Tony Williams (17 anni). Così si forma il leggendario quintetto che presenta anche Wayane Shorter e Ron Carter. Tutti i concerti di quella prima parte di decennio finiscono su disco. In Miles in Europe Hancock diviene una stella di prima grandezza: «porta il pianismo post-bop verso una direzione inimmaginabile».

3) Nel 1969 Hancock lascia la Blue Note per la Warner ed entra subito in studio per registrare Fat Albert Rotunda, un album dall’impronta soul, che rappresenta il primo passo verso un gruppo tutto suo, Head Hunters, con cui quattro anni dopo, con l’album omonimo per la Columbia, ragiungerà una popolarità mondiale. Segnalato dalla Library of Congress fra i documenti sonori del secolo XX.

4) Fra i due decenni il sestetto Mwandishi (nome swahili), ispirato dal produttore e tastierista David Rubinson, si avventura in vertiginose sperimentazioni. Dal 1973 Hancock sceglie di avvicinarsi al funky, aperto a svariate aree di improvvisazione jazz. Non si accontenta e prosegue nella ricerca: nel 1983 con l’acido Rock It, composto con il bassista Bill Laswell e il programmatore Michael Beinhorn, propone al pubblico la pratica underground dello scratching.

5) Sono oltre 40 anni che Hancock è buddista. Nella sua autobiografia racconta che quando era bambino gli piaceva sedersi sul davanzale della finestra a guardare le stelle e riflettere sulla vita, la morte e l’universo: «Arrivai alla conclusione che la vita non finisce mai e che dopo la morte ciascuno di noi si reincarna in un’altra creatura. Anni dopo avrei scoperto che questi sono i fondamenti del buddismo».

6) Per cinema e tv Hancock ha composto 27 colonne sonore, ma i suoi brani sono presenti in oltre 150 soundtrack. Ha scritto la musica, fra gli altri, per film come: Il giustiziere della notte (1974), Storia di un soldato (1984), Colors (1988), Harlem Nights (1989), Occupy Los Angeles (2011).

7) Nel 1995 per la Verve incide The New Standard. L’idea era prendere una serie di canzoni di artisti contemporanei e trattarle come se fossero standard jazz. Nell’elenco dei brani inseriti ci sono canzoni di Peter Gabriel, Sade, Simon & Garfunkel, Prince, Kurt Cobain… All’ultimo minuto Hancock inserisce anche Manhattan, che aveva composto alla fine degli anni Sessanta, con la sorella Jean, nel frattempo scomparsa. Il brano vince il Grammy come miglior composizione strumentale.

8) Dopo l’innesto tra elettronica e jazz Future 2 Future (2001) arriva Possibilities (2005), album che nasce da un’idea semplice: proporre ad alcuni grandi di cimentarsi in un genere completamente diverso da quello che li ha resi famosi. Con Christina Aguilera che interpreta una canzone di Leon Russell; Damien Rice e Lisa Hannigan che si confrontano con Billie Holiday.

9) Nel 2011 viene nominato Goodwill Ambassador dell’Unesco, struttura dell’Onu la cui missione è coltivare la pace nel mondo, promuovendo il dialogo tra i popoli. Hancock propone di dare vita a una celebrazione speciale: l’International Jazz Day, un giorno con concerti in tutto il mondo, con musicisti di ogni provenienza culturale. L’International Jazz Day vede la luce il 30 aprile 2012, con una motivazione che evidenzia come la musica di matrice afroamericana sia una forza indirizzata verso trasformazioni sociali positive.

10) «La vita non è cercare i nostri limiti, è cercare il nostro infinito». (Herbie Hancock)