Ma qualcuno si ricorda l’effetto dirompente che fece l’uscita nel 1983 di Soul Mining dei The The? Garry Mulholland nel suo ottimo saggio Fear of Music lo ha definito un “capolavoro nascosto”. Da allora sono passati 10 album (4 sono colonne sonore) e 40 anni, ma ancora oggi si rimane ammirati da dischi come Infected (1986) e Hanky Panky (1995) che rivelano la capacità di proporre brani che sanno attraversare il tempo. Una qualità non ha mai abbandonato la band di Matt Johnson: la facilità con cui i suoi The The assemblano magistralmente una caleidoscopica gamma di influenze musicali in qualcosa di coerente e unico. Attitudine che gli permette di maneggiare tutti i generi e di utilizzare strumenti che vanno dal sintetizzatore alla fisarmonica. Ensoulment (2024) è l’ultimo lavoro del gruppo e segna il ritorno alla forma canzone con Matt Johnson impegnato a: «cercare nello specchio chi sono diventato». Pagina notevole di urban blues da attendere con curiosità alla prova del palco. Disco ideale per i live, con brani come Cognitive Dissident dalle importanti aperture melodiche. Comunque a illustrare la qualità dei concerti c’è un album come The The, The Comeback Special (2018) registrato alla Royal Albert Hall di Londra, dopo 16 anni di lontananza dal palco, con l’idea guida di rivedere la tavolozza sonora di molte canzoni, tralasciando l’uso di campionatore e sintetizzatore. Oggi i live presentano una scaletta molto robusta (le canzoni proposte sono sempre 25-27). Matt Johnson ha la possibilità di studiare il suo pubblico, come ha spiegato alla BBC: «alcune delle canzoni sono diventate la colonna sonora delle vite delle persone. Lo senti quando sali su un palco. È facile pensare al pubblico come a un’unica grande macchia omogenea, ma non è così. È composto da individui che non si conoscono e che hanno fatto tutti differenti esperienze con la stessa canzone. È un momento davvero toccante: ci si riunisce e si guarda il pubblico e queste meravigliose persone portano la loro energia e contribuiscono a creare magia. Ti esibisci e la gente reagisce in un certo modo, dà un nutrimento emotivo alla band. La band lo percepisce e poi, si spera che lo amplifichi e lo restituisca».